Recensione Dark Souls



Demon’s Souls è stato da molti giocatori elogiato come un gioco dalla notevole difficoltà in grado di stimolare una sempre maggiore ricerca del superamento di ostacoli via via più ostici. Un sistema di gioco unico, un sistema di narrazione criptico ma profondo ed una difficoltà molto accentuata rispetto ai giochi odierni hanno contribuito a renderlo una perla del suo genere.
Se dovessi trovare una pecca in Demon’s Souls è proprio la sua natura di esclusiva Sony, unita alla sua mancata localizzazione in italiano, che ne ha limitato la diffusione.
Ma perché vi parlo di Demon’s Souls se il gioco di oggi è un altro? Semplice, perché Dark Souls è proprio il suo successore spirituale, stavolta anche multipiattaforma.

Dark Souls, seppur non manca di strizzare l’occhio al suo cugino sonaro inserendo talvolta dei personaggi tratti da Demon’s Souls, è da considerare un’esperienza a parte. Le due trame non sono legate.

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All’inizio non c’era nessun contrasto da noi conosciuto, non c’era ne vita ne morte, ne oscurità ne luce, c’era solo il regno dei Draghi Immortali, che dominavano incontrastati una primitiva terra, ancora priva del genere umano.

Ad un certo punto, come una sorta di Big Bang, si accese La Prima Fiamma, che illumino le tenebre del mondo sotterraneo ai draghi sovrani, rivelando per la prima volta l’esistenza di altre creature.

4 di queste si avvicinarono alla fiamma e li vi trovarono altrettante fonti di energia divinia: le anime dei Lord.
Gwyn ottenne l’anima della Luce, Il Nano Furtivo l’Anima Oscura, la strega di Izalith l’anima della Vita e Nito l’anima della Morte.

La fiamma portò la differenza nel mondo, al posto degli assoluti ora vi erano dei contrari: Luce e Ombra, Vita e Morte. Insieme ai contrari, ovviamente, arrivò anche la guerra.

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Con i poteri delle loro anime, 3 dei Lord sfidarono i Draghi Immortali: Gwyn distrusse le loro scaglie dell’immortalità con i suoi fulmini, Nito riversò contro di loro un miasma di morte e distruzione e la strega di Izalith evocò dei mari di fuoco.

I Lord subirono perdite enormi, l’esercito dei Cavalieri d’Argento di Gwyn sembrò vacillare, ma il conflitto si risolte grazie all’aiuto di un traditore tra le fila dei Draghi: Seath il Senzascaglie, un drago nato privo dell’immortalità.

Fu la fine dell’era dei draghi e l’inizio dell’era dei Lord, l’Età del Fuoco.

Dall’Anima Oscura del Nano Furtivo, però, si erano originati dei nuovi esseri, diversi dagli dei che avevano combattuto contro i draghi immortali: gli umani.

I Lord prosperarono, accettarono l’esistenza degli umani e vennero da loro adorati come dei, forti dei loro poteri superiori.

Ma un fuoco non brucia per sempre, e la luce da esso propagata si affievolì col passare del tempo. Mentre le 3 anime dei Lord si affievolivano, però, l’Anima Oscura prosperava: era proprio dalla sua divisione che ne era nata l’umanità.

All’inizio non erano che pochi frammenti, le cosiddette Umanità, ma con il prosperare della specie umana anche queste ultime si stavano moltiplicando.

All’improvviso comparve una maledizione: alcuni tra gli abitanti della terra dei Lord, Lordran, erano stati macchiati dal Segno Oscuro, condannati ad una non-morte eterna.

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Questi esseri maledetti sarebbero morti, morti e ancora morti fino a diventare dei gusci vuoti, completamente privi di senno.

I Lord rinchiusero questi non morti in un rifugio, fuori dal loro regno, per tentare di contenere questo flagello.
Ma le loro anime continuavano ad affievolirsi, e la prima fiamma, la fonte dei loro poteri, si stava spegnendo.

Lord Gwyn, dopo aver tentato di tutto per riuscire a rivincolare di nuovo la prima fiamma della vita, accettò di sacrificare se stesso al fuoco pur di estendere per qualche anno la sua durata.
Ma la fiamma prima o poi si spegnerà, e solo l’oscurità regnerà sovrana.

Qui, tu giocatore, il cosiddetto “non morto prescelto”, inizi la tua avventura. Ti risvegli nel rifugio dei Non-Morti, nel mondo degli uomini, liberato da un cavaliere proveniente dalla regione di Astora.

Qui, inizia la tua avventura in uno dei giochi più complessi, intriganti e coinvolgenti dell’ultimo trentennio.

Se pensate che il gioco vi spieghi cosa fare siete fuori strada: anche la lunga introduzione che vi ho fatto alla Lore di Dark Souls non è altro che a malapena accennata nei 2 minuti di filmato introduttivo.

La trama del gioco infatti non è raccontata solo attraverso i dialoghi con i personaggi che incontrerai nella terra degli antichi lord, ma anche attraverso la descrizione degli oggetti.

Per comprendere a fondo la trama di questo gioco dovrai esaminarne ogni minimo anfratto, ogni più piccola sfaccettatura. La maggior parte delle persone che hanno recensito questo gioco lo hanno giocato solo una volta, trattandolo come un qualsiasi titolo gdr, considerandolo infatti un gioco dalla trama appena accennata ma dal forte sistema di gioco: errore madornale.

Dark Souls è un gioco unico, complesso ma incredibilmente gratificante non solo quando si riesce a superare uno schema particolarmente difficile, ma anche quando finalmente si comprende la sua storia ed i suoi fantastici personaggi.

Come dimenticare il positivo Solaire di Astora, il guerriero del Sole che ci offre il suo aiuto ogni volta che ne ha l’occasione? O l’eroico Sigmire di Catarina? Il cavaliere dall’armatura a cipolla sempre bloccato in qualche tranello, ma sempre pronto a trovare la forza per proseguire nel suo viaggio? Il grande Lupo Sif, che ancora oggi protegge la tomba del suo vecchio amico Artorias dai profanatori.

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E davvero molti altri personaggi, eccezionalmente caratterizzati nelle loro poche linee di dialogo.

Ma non possiamo perderci a parlare per troppo tempo della storia di Dark Souls, altrimenti potremmo non riuscire mai a completare questa recensione, parliamo dell’aspetto prettamente ludico: il gameplay.

Il gioco ci propone 4 slot per armi, scudi, catalizzatori e talismani, diversi set di armature leggere e pesanti, 2 slot per anelli ed un sistema di progressione del personaggio molto ingegnoso: Non esiste distinzione tra Monete e Punti Esperienza: dovrai essere tu a decidere se in quel dato momento sia più opportuna aumentare le tue statistiche o potenziare l’equipaggiamento del tuo personaggio.

Come con la Lore, che più la studi e più la comprendi, anche con il gameplay vale il medesimo meccanismo: più muori più vivrai in futuro. Ogni volta che il gioco ti uccide capirai che è stato esclusivamente per un tuo errore e ti impegnerai a non ripeterlo più.

Così si aumenta il livello di sfida in un gioco, non si danno livelli di difficoltà, ma si premia la determinazione e l’attenzione del giocatore.

Per il resto, salvo poche sottigliezze, i controlli riprendono direttamente il suo cugino Demon’s Souls: puoi tirare attacchi leggeri o pesanti, schivare, parare, contrattaccare o correre consumando la barra della stamina e puoi ricaricare la tua vitalità bevendo le preziose fiascette Estus o riposando ai Falò creati dal sacrificio di Gwyn.

La parte che tutti i giocatori hardcore ameranno è senza dubbio lo scontro col boss dell’area: spesso gli bastano pochi attacchi per mandarti di nuovo al falò precedente, ma dopo un po’ di tempo( e di morti) sarai in grado di superare l’ostacolo, campendo il suo schema d’attacco ed uscendone vittorioso.
Oppure puoi evocare un guerriero del sole e lanciarti in una “allegra cooperazione” grazie alla pietra donata dal prode Solaire, che permette di evocare i fantasmi degli altri giocatori.

Il multiplayer è inserito in maniera volutamente invasiva: i giocatori appartenenti al patto Spettri Oscuri   (uno dei 9 patti disponibili del gioco) possono invadere i mondi dei giocatori umani(provvisti di umanità) per tentare di uccidere il signore del mondo e sottrargli la propria, preziosa umanità.

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Unico difetto di un’esperienza di gioco quasi perfetta è la presenza di qualche calo di framerate e di qualche problema di lag, molto più evidenti sulle versioni per console. Per la versione PC è sufficiente l’installazione di DSFix e DSCFix per ottenere un’esperienza di gioco quasi esente da questi problemi.

I giocatori che possono considerare un difetto l’impegno necessario al completare l’avventura non dovrebbero avere il diritto di definirsi tali, in quanto Dark Souls, a differenza del pensiero comune, non è un gioco difficile, ma impegnativo.
la differenza è sottile, ma c’è.

Capisco che comunque, abituati ad un mondo di giochi che ci tengono per manina attraverso l’avventura, alcuni possano sentirsi spaesati appena si ritrovano catapultati in un mondo equo, dove devi chiamare in causa il tuo intelletto per capire la strada giusta da percorrere, la tattica da usare, l’arma giusta contro il boss giusto.

Occorrerà del tempo, ma difficilmente ve ne pentirete. L’unica fetta di giocatori che mi sento di escludere sono quelli che, purtroppo, non hanno a disposizione molto tempo per videogiocare, in quanto Dark Souls ha una curva di apprendimento abbastanza lunga, e merita almeno un centinaio di ore prima di essere compreso appieno, almeno dal suo lato ludico.

Concludendo(finalmente!) la recensione, Dark Souls è un gioco che, senza troppi problemi, può essere considerato un capolavoro. Forte di un gameplay unico, di una trama incredibilmente profonda e di personaggi carismatici, questo sarà un gioco del quale ci ricorderemo per molto tempo.

A Marzo, se non ve ne foste accorti, esce il sequel, che si preannuncia leggermente più accessibile(giusto nella parte introduttiva) ma anche molto più rifinito sia dal punto di vista grafico sia dal lato della giocabilità, resa ancora più fluida e dinamica.

Per ora, godetevi il primo capitolo, che resta un gioco da avere nella raccolta di un videogiocatore che si rispetti.

VOTO: 10

RECENSIONE : Alessandro Corvi

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