Dapprima conosciuto come Project Beast, dal suo annuncio Bloodborne ha riacceso le speranze dei fan dei “soulslike”, che speravano in un ritorno ai fasti dei primi 2 capitoli della serie, dopo il parziale scivolone di Dark Souls 2. Ma basterà la presenza di Miyazaki, il “papà” di Demon’s, per far tornare questa serie alla ribalta? Scopriamolo insieme
In pieno stile Souls il nostro alter ego è sbattuto in un mondo a lui ignoto e pericoloso, Yarnham, dove dovrà perseguire un vago obbiettivo senza nemmeno sapere bene il perchè. Il mondo di gioco diviene però sempre più chiaro stando bene attenti ad osservarlo bene ed a leggere le preziose descrizioni di ogni oggetto pervenuto in nostro possesso.

Yarnham è preda di una malattia, una sorta di licantropia che trasforma uomini ed animali in belve assetate del nostro sangue. Sta ai cacciatori, e quindi anche a noi, tentare di salvare la città dando la caccia a queste creature. Il paragone con Demon’s Souls è necessario, in quanto anche qui avremo un’hub centrale dalla quale teletrasportarci a dei check point in giro per la città, delle lanterne molto più vicine alle Arcipietre di Demon’s che ai Falò di Dark, in quanto non vi è possibile riposarvici ne farci un level up, funzione riservata solo al Sogno del Cacciatore, l’hub di gioco.
Il gameplay adotta la solita filosofia “soulsiana” del prova, muori, impara, ripeti. Non crediate però che la difficoltà del gioco sia ingiusta o sbilanciata, ogni attacco di ogni nemico è telefonato da un grugnito o da un particolare movimento che è possibile capire ben prima di essere uccisi, se si gioca con conservazione, cosa molto difficile in Bloodborne, visto che il gioco stesso, con il regain system, ci spinge ad essere molto più aggressivi per poter rigenerare la vita persa dall’attacco nemico.

I giocatori abituati a nascondersi dietro uno scudo si troveranno subito spiazzati in Bloodborne, in quanto al posto dello scudo il personaggio impugnerà un’arma da fuoco, utile sia per finire i nemici dalla distanza sia per stordirli nel bel mezzo di un attacco per effettuare un attacco viscerale, un colpo critico incredibilmente distruttivo. Lo slot arma destra è invece riservato alle Trick Weapon, delle armi in grado di trasformarsi anche nel bel mezzo di una combo in un’altra arma. Non c’è niente di meglio che colpire il nemico con una scimitarra e poi premere L1 per attaccare quella scimitarra ad un bastone e trasformarla in una falce, finendo il nostro avversario con una nuova arma.
Le armi in Bloodborne sono molte meno rispetto ai precedenti Souls, solo 15, ma è possibile infondere ciascuna di essere con 3 rune che ne cambiano le caratteristiche, una scelta simile a quella adottata da Lord’s of the Fallen che aumenta sicuramente la varietà possibile di combinazioni, ma che non riesce ad eguagliare l’armeria di un Dark Souls, che rimane infinitamente più varia.
Se però vale il rapporto qualità>quantità va detto che ogni arma in Bloodborne ha un moveset unico e può essere usata per tutta l’avventura senza timore di non riuscire più ad infliggere danni decenti e visto che alla fine anche in Dark Souls si finiva sempre per usare le solite 10 armi in quanto le scelte più forti dell’arsenale mi sento di preferire l’approcio adottato da Bloodborne.

Parlando di longevità Bloodborne potrebbe sembrare il souls più corto, in quanto è possibile completarlo alla prima run in circa 20-25 ore, mentre per Dark o per Demon ce ne vogliono almeno il doppio. Va però fatto presente che con la prima run di questi due giochi si riuscivano in media a vedere l’80% dei contenuti del gioco, mentre finendo Bloodborne concentrandoci solo sull’avventura principale ci ritroveremmo a non aver visto neanche lontanamente la metà del gioco.
In Bloodborne ci sono 16 boss, metà di questi opzionali e spesso nascosti in aree segrete difficilmente accessibili. A questi vanno aggiunti poi altri 12 Boss esclusivi dei Chalice Dungeon, delle aree opzionali e generate casualmente che il cacciatore può percorrere che aumentano notevolmente la longevità del gioco, visto che per battere almeno tutti i dungeon fissi creati dagli sviluppatori ho impiegato circa 15 ore.
Il design del mondo di gioco è incredibilmente ispirato e la lore del gioco è interessante come in Dark ed in Demon’s, arrivando a prendere spunto anche da mostri sacri come Lovecraft. Dopo un particolare evento infatti il mondo di gioco cambia completamente atmosfera, diventando molto più disturbante e quasi perdendo il focus sulle bestie che lo aveva dapprima contraddistinto. Di più non dico per non incorrere in spoiler, basti dire che i licantropi non saranno i vostri unici problemi e che sarete coinvolti in una faida molto più grande di voi, che culminerà in una vostra scelta in uno dei criptici finali.

Il comparto tecnico del gioco da un punto di vista grafico rientra nella media, con texture ambientali talvolta sgranate, ma solo se vi si zooma con il binocolo, quindi che non inficiano la resa globale di Bloodborne, che giustifica in parte il suo andare a 30 fps non sempre stabili proponendoci un mondo di gioco richissimo di dettagli, con strate non create da una semplice texture ma piene di buche, di cianfrusaglie, di tegole rotte, di carrozze. Il paesaggio, ispirato allo stile vittoriano, è splendidamente realizzato ed ogni area di gioco è interconnessa da numerose shortcut che è possibile sbloccare esplorando a fondo il mondo di gioco.

Parlando del comparto online, il PvP non è mai stato così divertente. Organizzandosi con amici, è possibile sfidarsi in determinate aree di gioco o in un Chalice Dungeon, utilizzando il livello e non l’infame Soul Memory di Dark Souls 2 per potersi connettere. I combattimenti possono durare anche diversi minuti, vista la presenza delle fiale di cura, che stavolta non rappresentano un elemento che inficia un duello “leale”, visto che è possibile stordire un personaggio mentre si sta curando, aprendolo ad un attacco viscerale.
Per il pvp standard alcuni giocatori, me compreso, sono rimasti abbastanza delusi, visto che ora è impossibile invadere un giocatore da solo se non in un paio di aree. Per poter essere invasi infatti si dovrà sentire la campana di una Bell Maiden, nemico che compare quasi esclusivamente nel caso voi abbiate richiesto l’aiuto di un giocatore. Il PvP non organizzato quindi è quasi sempre un 2V1, che, unito alla perdita del 30% della vita di ogni invasore, fa passare presto la voglia di invadere.
La co-op, invece, funziona egregiamente, ed è stata persino inserito un sistema di password per permettere a due giocatori di cooperare più facilmente.
Tirando le somme, Bloodborne è a conti fatti una nuova perla di From Software e, ad oggi, l’unica vera esclusiva di peso di una console next gen. Capolavoro è un termine riservato ad un gioco che è stato in grado di cambiare qualcosa nell’industria videoludica e Bloodborne in questo senso non porta nulla di nuovo sul tavolo, ma migliora una formula già ben rodata. Un frame rate non sempre stabile ed alcune texture non in alta definizione non riescono più di tanto ad inficiare una splendida resa artistica, un combat sistem stimolante e punitivo ed un level design magistralmente realizzato. Se amate i giochi difficili, gli action, o semplicemente i bei giochi, Bloodborne è un acquisto obbligato. Morire non è mai stato così divertente.
